Le leggende
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 LE LEGGENDE

 

….IL BOSCO INSIDIOSO E IRTO DI PERICOLI ERA IL LUOGO IDEALE PER NASCONDERSI, MA ANCHE UN LUOGO DI CUI AVERE PAURA.. DA AVVICINARE CON CIRCOSPEZIONE…..

ECCO PERCHé INTORNO AL BOSCO SI SONO SVILUPPATE UNA NOTEVOLE QUANTITà DI LEGGENDE POPOLARI…..

I NONNI RACCONTANO….      

 

   STORIE DI BRIGANTI

Mia nonna mi ha raccontato che quando aveva la nostra età, nella contrada vivevano i briganti.

 Essi erano uomini che si nascondevano nei boschi, per difendersi e sfuggire alla giustizia: temevano di subire l’attacco dei soldati, e per questo spesso, si spostavano da un bosco all’altro.

Erano tempi duri, quelli, e a causa della povertà e del tipo di vita che conducevano, questi fuorilegge  erano costretti a rubare per vivere.

Quando incontravano i pastori o contadini del luogo nel bosco li uccidevano o gli toglievano i soldi, e se questi avevano con sé degli animali , gli toglievano anche quelli.

Essi a volte, scendevano a valle con i cavalli e portavano via tutto ciò che trovavano sulla loro strada.

Bruciavano case e fienili, lasciando una croce infuocata, come simbolo del loro passaggio e costringevano le donne ad andare con loro nei boschi.

Al tramonto, ritornavano nei boschi, depositavano tutto quello avevano rubato e facevano festa: accendevano dei fuochi, accanto ai loro giacigli e lì si ubriacavano, ballavano e si divertivano a fare giochi tradizionali, quali la morra o le carte, fino al mattino.

FINE

 

 

 

…Tanto tempo fa nel bosco di Giarrossa viveva una famiglia di briganti, questi avevano un bambino malato.

I genitori del bimbo non potevano uscire dal bosco, perché temevano di essere arrestati, così diedero l’incarico ad un pastore di portare in ospedale il loro piccolo e in cambio gli diedero del denaro. Questo pastore, che era una persona cattiva, invece di portarlo in città, decise di ucciderlo, infatti il giorno seguente così fece e lo seppellì nel letame.

Dopo una settimana la famiglia andò a chiedere informazioni sul bambino, ma il pastore disse di non sapere nulla. Dopo altri tre giorni richiesero notizie, ma non ebbero alcuna risposta.

La moglie del brigante iniziò ad insospettirsi e così, dopo aver chiesto informazioni, scoprì che suo figlio era stato ucciso.

I briganti, dopo varie ricerche, trovarono il corpo del bambino nel letame e decisero di vendicarsi: catturarono il contadino, gli ordinarono di togliersi i pantaloni e lo misero in un pentolone pieno di acqua bollente, dove rimase fino alla sua morte.

Dopo di che tutti i briganti ne mangiarono un pezzo.

 

 

   L’UOMO E IL BOSCO  

Mio nonno racconta che circa sessant’anni fa, un cugino di suo nonno litigò con la sorella per dividere una “fazzatora”, cioè un contenitore di legno per impastare il pane.

Durante un litigio con la sorella, egli la colpì con un’ascia alla testa; la sorella, fortunatamente rimase immune dall’incidente, ma minacciò di denunciarlo alla giustizia.

Allora il fratello preso dalla paura, fuggì via, portando con sé tutto il denaro che possedeva.

Non sapendo dove andare, decise di rifugiarsi in un bosco limitrofo: i boschi all’epoca erano un posto estremamente sicuro per chi voleva nascondersi, perché erano pieni di pericoli, sia naturali, che umani e nessuno osava addentrarsi in quei luoghi.

In questo bosco egli incontrò dei carbonari,cioè gente che tagliava la legna e la bruciava, per ricavarne carbone da vendere.

Rimase per una settimana, nascosto lì insieme ai carbonari, e questi si erano accorti che egli aveva con sé molto denaro. Una notte, infatti, nel dormiveglia sentì due carbonari che progettavano di ucciderlo, per rubargli i soldi : lo avrebbero bruciato nel “catuozzo”, un grosso mucchio di legna, da cui si ricavava il carbone.

Appena si fece giorno, fuggì via deciso a consegnarsi alla giustizia. Fu arrestato e rimase in prigione per qualche anno , dove imparò a fare il calzolaio.

 

 

LA LEGGENDA DEL DRAGO

 

I miei nonni mi hanno raccontato che molti anni fa, nel bosco di contrada Dragonara c’era una grossa e buia  caverna, nella quale viveva un drago spaventoso; tanto che nessuno aveva mai osato avvicinarsi ad essa.

Un giorno, però, due anziani contadini, che avevano ricevuto in eredità un pezzo di terra accanto alla grotta, si recarono lì per lavorare i loro terreni. Ad un tratto videro risplendere sette lamine di fuoco: erano le teste del drago, che ne aveva ben sette! Quando capirono di cosa si trattava, si spaventarono tantissimo e fuggirono a gambe levate.

Il drago si era risvegliato e il  bosco ormai era tutto illuminato: sembrava fosse scoppiato un incendio.

Tutti accorsero sul posto e quando constatarono che il drago non era una leggenda tramandata di padre in figlio, ma esisteva realmente, fuggirono via, abbandonando le loro case, perché temevano che il drago li divorasse.

Tutti speravano che il drago prima o poi si riaddormentasse e così fu…

Un giorno tutti gli abitanti del posto ritornarono alla caverna armati, uccisero il drago e lo depositarono lì, perché fosse visibile a tutti.

La leggenda narra che la contrada di Dragonara, si chiama così, appunto per la presenza di questa creatura, da cui ha ereditato la sua conformazione: vista da lontano, infatti, ricorda un drago.

 

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